venerdì 29 giugno 2007

Prestiti: l'eccessivo indebitamento delle famiglie.

Mediamente in Italia ogni famiglia è indebitata per più di 24 mila euro, una cifra esorbitante che rende sempre più concreto in Italia il rischio di un cedimento del sistema economico, sia familiare che globale.

Ad affermarlo è Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc, nel commentare i dati forniti da Bankitalia, secondo cui i consumi privati sono attesi in crescita dell’1,9%, lo 0,4% in più rispetto allo scorso anno, anche a seguito del massiccio ricorso delle famiglie al credito al consumo.

La gravosità della situazione, sottolinea l’Adoc, impone una riflessione e l’apertura di un confronto tra i soggetti interessati: Governo, associazioni dei consumatori e banche. L’Associazione, nel raccogliere l’invito del Presidente di ABI Faissola, promuove quindi l’apertura di un tavolo di lavoro tra banche e Governo al fine di scongiurare una possibile crisi economica delle famiglie e dell’intero Paese.

Secondo un altro recente studio della Banca d’Italia sull'economia in Sicilia (presentato in conferenza stampa a Palermo il 6 giugno 2007), sono apparsi evidenti il costante aumento dell'indebitamento da parte delle famiglie, l'inconsueto incremento dei prestiti in sofferenza registrati da banche e società finanziarie, la riduzione degli investimenti da parte delle imprese e la crescente difficoltà del comparto edile.

A preoccupare oltre alla crisi dell’agricoltura (evidente da tempo per i noti motivi, soprattutto commerciali), sono le difficoltà che hanno cominciato ad apparire nel comparto delle costruzioni. Il mercato immobiliare, dopo anni di frenetica corsa, pare abbia invertito la rotta. Complici da un lato i prezzi troppo alti delle case e dall’altro i tassi di interesse in costante aumento, nel secondo semestre del 2006 gli affari sono decisamente diminuiti. Nel 2006, in Sicilia, il tasso di incremento dei prezzi delle abitazioni è calato per la prima volta dopo anni di costante crescita.

Sul fronte bancario, l'indagine rileva un considerevole incremento dei prestiti sia alle imprese, soprattutto finanziamenti a breve termine per le gestioni di cassa e magazzino, sia per le famiglie, in particolare mutui per l'acquisto della prima casa con un sensibile aumenti di quelli contratti a tasso fisso per via del rialzo dei tassi da parte della Banca centrale europea.

Anche escludendo i mutui, nel 2006 il credito al consumo è aumentato del 21,9%. Rispetto al passato sembra anche riprendere quota il fenomeno dei prestiti in sofferenza, 535 milioni di euro circa (31,6%) lo scorso anno, con un sensibile aumento dell'attività di recupero da parte delle società terze, alle quali il sistema bancario cede la gestione delle pratiche.


Tutto questo è anche quanto risulta da un’indagine del Servizio Studi BNL. In Italia nel 2006, si è assistito, ad un aumento del ricorso all’istituto del credito al consumo da parte delle famiglie, cresciuto di circa 13 miliardi di euro, presso banche e società finanziarie, portando la spesa delle famiglie ben oltre il reddito disponibile.


L’aumento esponenziale del ricorso al credito al consumo evidenzia il grave disagio ed impoverimento delle famiglie, martellate, tra l’altro, da campagne pubblicitarie di ogni tipo. Le famiglie, molto probabilmente, si troveranno in futuro a non avere sufficienti soldi per poter ripianare i propri debiti, provocando in questo modo situazioni di incertezza e di disagio all’interno del nucleo familiare e dell’economia in generale.


Questo è un dato preoccupante anche per via del fatto che la gran parte delle aziende italiane sono micro e piccole imprese, la più parte ditte individuali, spesso a conduzione familiare, spesso in contabilità semplificata (che, quindi, non computa i movimenti finanziari ma solo quelli economici), con gestione finanziaria spesso approssimativa, amministrate senza alcuna consapevole gestione finanziaria, né aziendale né familiare, con i conti familiari e aziendali gestiti in un unico conto corrente, senza l’attribuzione di alcuna forma di stipendio figurativo, attingendo senza controllo dalla cassa, soprattutto nelle imprese familiari o nelle società tra familiari, trasformando la famiglia in un agente occulto di depauperamento patrimoniale.


In questo scenario, in tutta Italia, ma soprattutto nel mezzogiorno, sempre più famiglie non riuscendo a far fronte alle spese quotidiane, a evadere rate e mutui mensili, ad arrivare alla fatidica quarta settimana del mese, laddove non trovino risposte nel mercato del credito legale ed autorizzato (il sistema bancario), entrano nella stretta mortale dell’usura. Gli usurai sono spesso persone vicine e ben conosciute, all’inizio percepite come amici o benefattori. In questo processo la persona indebitata tende a considerare la banca come un nemico. Quando ci si accorge della forza distruttiva che hanno nelle loro mani gli usurai sembra sempre che sia troppo tardi (e così, fortunatamente, non è).


Quello che forse pochi sanno sono le motivazioni per le quali molti cadono nelle mani degli strozzini. Tra le altre cose, per artigiani e commercianti sono le scadenze fiscali a spingere molti operatori nella morsa degli usurai. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie o infortuni.


Le Micro e Piccole Imprese, nella gran parte dei casi, stante il fatto che non pianificano a medio termine scenari di crisi di filiera o di comparto, si trovano in difficoltà finanziarie quando da tempo già i primi segnali dal fronte commerciale avrebbero dovuto metterle in allarme. E spesso il nostro micro e piccolo imprenditore non riesce a diversificare la produzione e a ricollocarsi strategicamente su altri segmenti, reagendo alle difficoltà commerciali con l’indebitamento a breve, anche laddove la crisi del settore appare strutturale o, comunque di durata non sostenibile finanziariamente. Ciò che sarebbe importante e vitale nel medio termine viene sostituito (e non affiancato) da ciò che è urgente nel brevissimo (il problema meramente finanziario).


Le nostre imprese sono sottocapitalizzate e sono dotate di struttura finanziaria generalmente debole, orientata soprattutto all'indebitamento bancario e, in particolare, a quello di breve periodo. I nostri imprenditori sono spesso più bravi che ricchi e preferiscono non condividere la gestione dell'impresa scegliendo, quindi, la leva del debito al posto di quella del capitale, complice l’atavica avversione all’associazionismo e al consorziarsi, dettata da motivi culturali e da scarsa informazione.


Anche il tradizionale indirizzamento del risparmio familiare nel mattone e non nella propria impresa, non aiuta un processo di patrimonializzazione aziendale generalizzato, utile soprattutto in un’ottica Basilea 2. La nuova normativa introdotta da Basilea 2, come è noto, induce la banche a valutare in modo dettagliato il rischio di ciascuna posizione di prestito, cioè ad analizzare in modo più approfondito, ricorrendo a sistemi di rating, la futura capacità del cliente di rimborsare il debito attraverso l’analisi dei
fattori relativi alle condizioni economico-finanziarie, attuali e prospettiche, dell’impresa affidata, nonché alla qualità del management e alle prospettive di sviluppo del settore produttivo.

venerdì 22 giugno 2007

Errori d'impresa n. 1: La parabola della rana bollita...

(di Peter Senge, da The Fifth Discipline)

"Se mettete una rana in una pentola di acqua bollente, essa cercherà immediatamente di saltare fuori.

Ma se la mettete in acqua a temperatura ambiente e non la spaventate, se ne resterà ferma.

Ora, se la pentola è su una fonte di calore, e se aumentate gradualmente la temperatura, succede qualcosa di molto interessante. All’aumento della temperatura da 21 a 27 gradi la rana non farà nulla. Anzi essa dimostrerà in tutti i modi di godersela. Con il graduale aumento della temperatura, la rana diventerà sempre più malferma, finché non sarà più in grado di saltare fuori dalla pentola.
Perché?
Perché l’apparato interno della rana che percepisce le minacce alla sopravvivenza è orientato a reagire a cambiamenti improvvisi, nel suo ambiente, e non a lenti e graduali.
Qualcosa di simile è avvenuto all’industria automobilistica americana".

Accade spesso che il piccolo imprenditore, spesso legato più alla produzione che agli aspetti commerciali o strategico-imprenditoriali, si senta tanto oberato di contingenze quotidiane da non prendere in considerazione le conseguenze di lungo termine del suo agire nel breve.

Spesso si accorge troppo tardi che la situazione della sua impresa, cui nel tempo aveva fatto l'abitudine (ritardi negli incassi, sforamenti nell'extrafido, piccole ma costanti perdite di quote di mercato) comportandosi reattivamente e non con proattività, lo ha messo nelle condizioni di non essere più in grado di reagire.

E lo stesso vale per interi settori e filiere produttive o territori.

Il non tempestivo accorgersi dei sintomi anche deboli di surriscaldamento della sua situazione, il mancato uso di corretti strumenti di controllo, possono portare l'azienda in crisi conclamata quando è troppo tardi.


venerdì 8 giugno 2007

Proteggi il tuo potere d'acquisto dalle sirene del marketing 1: Conta fino a 3...

La prossima volta che vi recherete in un negozio, in un centro commerciale o in un grande magazzino, fate il seguente esperimento: quando avrete scelto un articolo che desiderate, non compratelo subito, ma uscite dal negozio a fare un giro.

E' stato osservato che con una probabilità pari ad 1 su 4 voi non tornerete al negozio per comprare quel che eravate prima pronti a comprare.

Il commesso, il venditore, la musica, il negozio sono concepiti per farvi perdere la vostra capacità di giudizio...


venerdì 1 giugno 2007

Il nostro rapporto con le banche: 1) Il c/c di corrispondenza

I conti correnti costituiscono il tipo di rapporto bancario ed interbancario attualmente più praticato. Nei conti correnti affluisce la parte maggiore delle tante operazioni che oggi le banche effettuano con le imprese, con gli enti pubblici, con i privati e con le altre aziende di credito.

Nell’ambito dei rapporti con la clientela, i conti correnti bancari oggi sono rappresentati dai conti correnti di corrispondenza (così definiti perché le diverse operazioni sono ordinate o confrontate per corrispondenza.

I conti correnti (o c/c) assicurano al correntista la completa disponibilità delle somme depositate e offrono la possibilità di usufruire di una vasta gamma di servizi bancari(incasso di assegni e di effetti, pagamenti a terzi ecc.).

Costituiscono, inoltre, uno strumento mediante il quale, la banca presta al cliente un servizio di cassa, permettendogli di utilizzare l’assegno bancario come mezzo di pagamento.

L’apertura del c/c di corrispondenza avviene di solito su iniziativa di un cliente che si presenta alla banca presso quale desidera istituire il rapporto.
Il nuovo correntista deve essere una persona o un’azienda conosciuta e corretta, in quanto la banca, di norma, rifiuta di avviare relazioni con soggetti che sul piano economico e commerciale non godono di buon nome e risultano di dubbia solvibilità.
Se il richiedente non è riconosciuto, la banca si riserva di assumere le dovute informazioni prima di accettare la richiesta di apertura del c/c.

L’apertura di un nuovo c/c di corrispondenza richiede pertanto, le seguenti operazioni:

1. Identificazione del soggetto (o dei soggetti se il rapporto è contestato) con l’acquisizione delle complete generalità, degli estremi di un documento di riconoscimento e del codice fiscale; i dati così raccolti devono essere inseriti dalla banca, nell’archivio informatico prescritto dalle disposizioni contro la criminalità organizzata e antiriciclaggio;


2. Sottoscrizione del contratto scritto in due copie, di cui no deve essere consegnato al cliente; in osservanza delle norme sulla trasparenza della condizione contrattuale, il contratto deve indicare i tassi di interesse e le altre condizioni che saranno applicate;

3. Deposito della firma dell’intestatario, al fine di consentire alla banca di verificare l’autenticità delle firme tracciate sugli assegni e su gli altri ordini di pagamento.la firma originale viene apposta su un apposito modulo o cartoncino, chiamato specimen che resta presso la banca.

4. Sottoscrizione, in caso di rapporti contestati di una lettera di autorizzazione per l’accredito di bonifici che perverranno alla banca a favore di uno solo o di alcuni intestatari del c/c/;

5. Effettuazione della prima operazione di c/c: generalmente il conto viene attivato con un versamento (in denaro o in assegni oppure con un giroconto da un precedente rapporto).

6. Rilascio al cliente del libretto di assegni (carnet).

Al momento dell’apertura del c/c o anche successivamente, il correntista può conferire ad altri la procura autorizzando a compiere in suo nome e per suo conto le operazioni che danno luogo ad accrediti e addebiti (come l’emissione di assegni bancari, il conferimento di ordini di bonifico o giroconto). La procura viene rilasciata sottoscrivendo un’apposita lettera predisposta della banca.

L’esecuzione di ogni versamento richiede la compilazione da parte del cliente di un’apposita distinta di versamento in cui vengono specificati il denaro contante, gli assegni bancari e circolari e i vaglia postali depositati. Nella distinta inoltre sono indicati l’intestazione e il numero del c/c sul quale viene effettuato il versamento.
L’operazione di versamento è sempre comprovata mediante rilascio al cliente di una ricevuta o nota di accredito.

Oltre che dai versamenti di denaro, assegni e vaglia i c/c di corrispondenza vengono movimentati da molteplici operazioni di altro tipo che danno luogo a registrazioni in dare oppure in avere.

Ogni correntista infatti può ordinare operazioni alla banca in uno dei seguenti modi:

  • con emissione di assegni bancari staccati da libretti di assegni rilasciati dalla banca ( l’importo degli assegni emessi viene naturalmente registrato dalla banca a debito del correntista);
  • con comunicazioni scritte, cioè lettere consegnate a mano o inviate per posta, compilate su moduli standardizzati forniti dalla banca;
  • con ordini di addebito o di accredito in conto corrente;
  • con uso di apparecchiature elettroniche esterne, quali gli sportelli automatici collocati all’esterno della banca, e i terminali situati nei punti di vendita;
  • con operazioni on-line.