venerdì 30 novembre 2007

Il sovraindebitamento: 2) Consolida e rinegozia il debito

Per risanare una situazione di indebitamento grave, come abbiamo visto, il primo passo consiste nel prendere atto dell'entità del debito, avendo suddiviso i singoli debiti per scadenza e per urgenza, comprendere i motivi per cui la situazione finanziaria si è deteriorata, assumendo i primi provvedimenti per ridurre da subito le spese correnti.

Il passo successivo è il seguente:

2) Consolida e rinegozia il debito

Questo provvedimento ti permetterà di pagare il debito più velocemente.

Molti creditori temono di non riuscire a recuperare quanto da te dovuto, così saranno felici di accordarti migliori termini o anche accettare un importo minore pur di essere sicuri di rientrare in possesso dei propri soldi.

Dalla rinegoziazione del debito, effettuata da te o da un professionista terzo potresti riuscire a trovare un accordo per il 60% o 70% del debito originario. E anche se il creditore non intendesse ridurre il debito, spesso acconsente ad accordare un tasso d’interesse più basso. In entrambi i modi otterrai un vantaggio.

Non aver timore a spiegare la tua situazione finanziaria, perché potresti spuntare un buon affare ed un negoziazione ben riuscita può essere un bel primo passo verso l'eliminazione della situazione debitoria.

Puoi anche prendere
in considerazione un’operazione di consolidamento dei debiti, con cui ti accolli un unico debito ad un tasso d’interesse minore per restituire i prestiti a tasso d’interesse più alto. Un'operazione di consolidamento può essere opportuna quando si rischia seriamente il sovraindebitamento, cioè quando, ad esempio nel caso di prestiti, le somme da pagare mensilmente con le rate dei prestiti superino il 30% delle proprie entrate mensili.

Noi suggeriamo di provare prima a rinegoziare il debito riducendo l’importo da restituire e spuntando un tasso d’interesse minore. Se questo non funziona, o se il tasso d’interesse è ancora alto, passa all’operazione di consolidamento.

ATTENZIONE:


Soprattutto negli ultimi tempi si assiste ad un proliferare di offerte di consolidamento dei debiti personali e familiari da parte di sedicenti istituti finanziari parabancari, supportate da sottili campagne pubblicitarie, con testimonial anche famosi e dal volto familiare.

Viene proposta quasi sempre una semplificazione delle proprie scadenze (varie rate, finanziamenti, cessioni di quinto dello stipendio, mutui) con un'unica rata di minore importo, lasciando intendere che il cliente potrà ridurre l'esborso di denaro perché avrà da pagare un'unica rata di minore importo. In realtà, quel che non viene detto è che, nella gran parte dei casi ci si indebita per lunghissimi anni (a vita?), sostenendo un costo complessivo finale nettamente superiore.


Se le rate dei vostri prestiti cominciano a diventare troppo pesanti per il vostro tenore di vita, rivolgetevi sempre prima alla vostra banca di fiducia o a un consulente esperto, qualunque operazione vi venga in mente o vi venga proposta.

Se intendete portare avanti una di queste operazioni,
prima di firmare qualunque cosa è fondamentale che vi facciate consegnare un piano d'ammortamento del debito, facendovi comunicare per iscritto qual è l'Indice Sintetico di Costo (ISC) applicato (quello che una volta si chiamava TAEG, cioè il Tasso Annuo Effettivo Globale).
L'ISC (TAEG) è quel tasso di interesse (espresso in %) che rende uguali la somma del credito concesso al cliente con la somma complessiva che il cliente dovrà rimborsare alla scadenza, al fine di fornire al cliente un unico indicatore di interesse comprensivo non solo del tasso effettivo di interesse sul prestito, ma anche di tutte le spese accessorie. Ad esempio, uno dei tanti finanziamenti "a tasso zero", aggiungendo tutte le spese accessorie, può arrivare all'8% o oltre.


venerdì 23 novembre 2007

Il sovraindebitamento: 1) Comprendi dove sei e come ci sei finito.

Avere dei debiti, per un'impresa, è fatto inevitabile e ordinario. Anzi, se notassimo nel bilancio di un'impresa la totale assenza di debiti (fatto solo teorico), non potremmo non sospettare che l'azienda in realtà non abbia debiti perché nessuno le fa credito.

Ciò premesso, è ovvio che esiste un livello di indebitamento che potremmo definire fisiologico e un livello oltre il quale l'indebitamento può considerarsi una patologia, cronica o acuta.

In ogni caso, se ti trovi in una situazione di grave indebitamento, suggeriamo una strategia basata su una serie di passi successivi che ti permetterano di uscire dal pantano e tornare in piedi.
Ogni passo dovrà essere completato e tenuto sotto stretto controllo prima di passare al passo successivo. La chiave di tutto è proprio l’ordine.

1) Comprendi dove sei e come ci sei finito.

Un errore in cui spesso si cade è quello di chiedere un prestito alla propria banca senza aver compreso bene il fabbisogno e senza comprendere e, quindi, rimuovere, le condizioni che ci hanno portato alla situazione debitoria.

La prima cosa che devi fare è sapere dove ti trovi, cioè
aver chiaro a quanto ammonta il tuo indebitamento complessivo.
Questo è composto non solo dalle somme dovute a banche ed altri fornitori, ma anche da quanto devi al fisco, alle gestioni previdenziali, ai dipendenti. Devi anche considerare tutti quei rapporti che non sono ancora un debito ma che lo diventeranno presto (servizi in corso di erogazione, somministrazione di utenze, ecc.). Per ognuno di questi importi devi indicare la scadenza e una nota che ne indichi la priorità in termini non cronologici ma di "gravità" del rapporto debitorio e di "petulanza" del creditore, in modo che tu possa avere la possibilità di creare una "scaletta" dei debiti in ordine di urgenza ed anche di importanza.

Probabilmente, se sei in una situazione di emergenza, non ti sembrerà questo il momento di riconfigurare l'organizzazione della tua gestione finanziaria, quando c'è l'emergenza non puoi pensare alla causa dei problemi, perché se il tuo conto è in fiamme devi spegnere l'incendio. Però non puoi esimerti dall'iniziare a lavorare su un'ottica di medio lungo periodo perché tu non ricada più nella stessa situazione di facile infiammabilità.

Mi capita spesso di ascoltare clienti in difficoltà finanziaria affermare che la soluzione a tutti i loro problemi si ridurrebbe nel semplice disporre di una più ampia disponibilità di denaro liquido.
Nella gran parte dei casi, questo atteggiamento assomiglia alla richiesta di un tossicodipendente che si illude di poter risolvere tutti i suoi problemi con altra droga (i soldi, nel nostro caso), finendo col cadere in una spirale senza fine.
Invece, parallelamente alla cura dell'emergenza è necessario mettere in atto interventi strutturali che da una lato consentano di ripensare strategicamente il posizionamento commerciale dell'impresa, dall'altro (cosa spesso, più difficile) è necessario porre in essere azioni riguardanti l'organizzazione aziendale, la responsabilizzazione e l'educazione ad un uso responsabile del denaro. Infatti, soprattutto per le microattività in cui c'è spesso commistione tra finanza personale e familiare e finanza aziendale, è necessario lavorare anche sul proprio rapporto con il denaro, sulla propria propensione al consumo, sulla percezione tra il proprio potere d'acquisto, la propria tendenza all'indebitamento e la percezione della propria ricchezza reale.

E' anche importante, mentre si cerca di affrontare l'emergenza, cercare di tamponare le emorragie di denaro, cioè tagliare tutti quei costi non necessari che sono cresciuti magari in un periodo di "vacche grasse" ma che ora vanno radicalmente messi sotto una lente d'ingrandimento e ridotti. E si può andare da abbonamenti a riviste inutili, ad abitudini costose, quali le cene e i pranzi di lavoro, all'assenza di controllo sulle spese telefoniche o sulle assicurazioni degli automezzi. Vedrete che, una volta rimessa in piedi l'azienda, vi ritroverete un'azienda più snella nei costi e più redditizia. Ogni momento di crisi va visto come un'opportunità, se sappiamo apprendere dagli errori.

Voglio dire anche una cosa spiacevole ma che ritengo importante. A volte si dovrebbe avere la ludicidità di prendere atto che risolvere una situazione d'indebitamento con altro indebitamento o traslando nel tempo il debito (come in certe operazioni di consolidamento del debito a breve) non fa che rinviare al futuro una situazione irrimediabilmente deteriorata, rendendola solo peggiore. Questo accade, soprattutto, quando, accanto ad una situazione di crisi finanziaria, l'azienda sperimenta anche una crisi di tipo commerciale. Tra le varie ipotesi, oltre a quelle finalizzate al rilancio dell'azienda, esiste anche la dolorosa decisione di chiudere l'attività. Non serve svuotare l'acqua da un battello che prende più acqua di quanta ne possiamo buttar via.

Di questo tipo di situazioni parleremo con maggior dettaglio in un altro post. Nel prossimo post continueremo invece a parlare delle situazioni di indebitamento grave.


venerdì 2 novembre 2007

Errori d'impresa n. 2: Assenza di un sistema di pianificazione e controllo di gestione.

Le imprese medio piccole compiono un gravissimo errore, spesso esiziale: non curano le aree della finanza e del controllo di gestione.

Mentre negli ultimi anni le grandi imprese si sono allineate ai modelli anglosassoni più avanzati, in Italia, l'attenzione dell'imprenditore medio-piccolo è tutta concentrata sulle attività di natura consuntiva: gestione fiscale, contabilizzazione, gestione degli incassi, dei pagamenti e degli sbilanci sui conti correnti.
L'importanza della gestione finanziaria la si percepisce solo in momenti di tensione finanziaria, spesso quando può essere troppo tardi.

Mancano quasi del tutto le attività relative alla programmazione del futuro dell'impresa e alla sua gestione, ad esempio:

Gestione della struttura finanziaria e delle garanzie:
Consiste del governo della leva finanziaria. Spesso l'impresa spinge l'indebitamento al massimo consentito dalla banca, senza alcuna considerazione del rapporto tra debiti onerosi e mezzi propri, cosa che, tra l'altro, determina ripercussioni immediate in termini di rating e Basilea 2.
Alle richieste di garanzia patrimoniale da parte del sistema bancario il piccolo imprenditore ha spesso risposto fornendo garanzie personali piuttosto che aumentando il patrimonio aziendale, determinando debolezza patrimoniale dell'impresa, e aumentando la dipendenza dell'imprenditore e dell'impresa dalla banca.

Gestione della tesoreria e delle scadenze:
L'azienda non è in grado di conoscere il proprio cash flow reale (non quello, a volte, fornito come funzione automatica, dai software di contabilità consuntiva) o, tanto meno, previsionale. Mancando, nella generalità dei casi, di un business plan vero, in assenza di un'attività di pianificazione dei fabbisogni finanziari, le scadenze dell'indebitamento non tengono conto del cash flow generato dalla gestione, finendo con il cadere con casualità temporale, in assenza di gestione e coordinamento con le scelte strategiche di business, creando potenziali situazioni di tensione finanziaria. Oppure si ritrova con frequenti sconfinamenti rispetto al fido (con i costi che ne conseguono), o con più conti con saldo con segno opposto.

Gestione delle relazioni bancarie:
Il piccolo imprenditore tende a non considerare la banca come un proprio fornitore strategico. Ha spesso basato le proprie relazioni con la banca sulle relazioni personali con i dipendenti bancari, sistema entrato in crisi con il processo di acquisizioni e trasformazioni delle grandi banche e con le relative politiche di rotazione del personale.

Gestione dei rischi di cambio, di tasso e di prezzo delle materie prime:
Si tende ad adottare un atteggiamento passivo nei confronti di questo genere di rischi, cercando di correre ai ripari solo al momento della manifestazione contabile (fatturazione per il rischio di cambio), senza prevedere politiche strutturali di copertura del rischio.

Gestione dei tassi di mercato:
Ad esempio, la variazione dell'Euribor a 3 mesi viene, di norma, subìta passivamente dall'impresa.