lunedì 28 settembre 2009

Pianificazione e programmazione (2a parte)

Dopo la elaborazione del piano, si passa al processo di programmazione, con la definizione degli obiettivi di breve periodo (1 anno). Appare ovvio che non ha alcun senso programmare quel che accadrà nei prossimi mesi se non inquadrando tutto in un'ottica di più ampio respiro. A cosa serve arrivare efficentemente a Londra se in realtà intendevamo arrivare a Ginevra?

La programmazione attua il controllo di gestione, infatti lo strumento utilizzato è il budget, affiancato dal relativo report e dall'analisi degli scostamenti.

Gli obiettivi di breve periodo sono eminentemente di tipo quantitativo, a differenza di quelli strategici che sono spesso di tipo qualitativo. Esempi di obiettivi specifici sono il volume delle vendite o il reddito atteso, importi che devono essere coerenti con gli obiettivi di piano. Inoltre è questo il momento in cui vanno valutate e assegnate le responsabilità ai diversi organi aziendali.

In pratica si procede con le predeterminazione dei costi e dei ricavi.
Si formulano successivamente standard di qualità e di prestazioni che poi vanno trasformati in standard di costo.
Infine si prepara il budget vero e proprio, cioè un insieme coordianto di previsioni tra loro collegate e determinate spesso in modo iterativo. Ad esempio, le previsioni di vendita non sono attendibili senza conoscere le previsioni di produzione che dipendono dalle previsioni della manodopera necessaria. Il budget, come si diceva è un programma annuale, spesso articolato per trimestri o mesi ed organizzato per centri di responsabilità.


(continua)



Paolo Battaglia

venerdì 18 settembre 2009

Pianificazione e programmazione (1a parte)

Nelle imprese la gestione si attua per mezzo della struttura organizzativa attraverso un'insieme di operazioni volte al raggiungimento del fine aziendale, e si articola in più fasi:

1) una prima fase decisionale (pianificazione d'impresa) in cui si fissano gli obiettivi generali e la strategia con cui raggiungerli;


2) una seconda fase (programmazione), in cui si fissano gli obiettivi di breve periodo, che permettono di raggiungere quelli generali, attraverso l'allocazione delle risorse a disposizione


3) una fase esecutiva, durante la quale si realizzano le operazioni individuate nei programmi


4) per finire una fase di controllo, con cui si verifica il raggiungimento degli obiettivi o l'eventuale revisione dei piani generali, anche alla luce dei risultati ottenuti fin qui.


Queste fasi sono presenti praticamente in tutte le organizzazioni (che resistano sufficientemnte al lugno sul mercato), indipendentemente dalla loro formalizzazione e netta distinzione. Un'impresa non può, di fatto, non passare da queste 4 fasi.

La pianificazione e la programmazione non sono quindi sinonimi, anche se spesso i termini vengono utilizzati indifferentemente. La pianificazione è tipica attività di direzione ed ha un orizzonte più lungo, tipicamente di 3-5 anni, a seconda del settore in cui si opera, mentre la programmazione ha uno scenario di 1 anno e si articola poi in periodi inferiori all'anno (trimestri, mesi, settimane).


E' quindi evidente come la pianificazione governi la programmazione che non è altro che la focalizzazione sul singolo anno considerato nella pianificazione.


Lo strumento della pianificazione è il Piano d'impresa o Business plan, mentre quello della programmazione è il Budget, che con i relativi Report e l'analisi degli scostamenti consente il controllo di gestione.

Il processo di pianificazione si articola a sua volta in 2 fasi propedeutiche e di analisi preparatoria e in 3 momenti di attuazione:

1) l'analisi ambientale, con cui si analizza il mercato dove si intende operare. Si analizzano in questa fase il tasso di crescita della domanda, il livello della concorrenza, la disponibilità di materie prime, il sistema tributario, lo stato dell'arte dei processi produttivi, ecc.)
2) l'analisi aziendale, con cui si individuono i punti di forza e di debolezza dell'impresa, in rapporto al mercato (clienti, concorrenti, fornitori). Si esaminano in questa fase, ad esempio, la disponibilità di manodopera, le quote di mercato dell'azienda, il livello qualitativo del prodotto e dei processi produttivi, anche in relazione a quelli dei concorrenti, la rete di distribuzione, la capacità di gestione dei flussi finanziari, ecc.


Le 3 fasi consistono:
a) nella definizione degli obiettivi generali per poi far lavorare l'azienda verso binari chiari e solidi e per creare anche all'interno dell'ambiente aziendale lo stimolo e il senso di responsabilità giusti, il giusto clima e la giusta tensione organizzativa per il perseguimento delle finalità aziendali.

b) nella definizione delle politiche aziendali, cioè negli indirizzi da seguire per il raggiungimento degli obiettivi generali. 


c) nella formulazione del piano vero e proprio, con le definizioni delle variabili produttive, di mercato, finanziarie in un orizzonte di 3 o 5 anni.


(continua...)