mercoledì 26 maggio 2010

Strategie di resistenza alla crisi...


La situazione finanziaria generale del Paese sembra in balìa dei venti e, se non fosse per la drammatica situazione, ci sarebbe da ridere pensando ai sedicenti economisti e cattedratici che hanno previsto tutto e il suo contrario. Ovviamente con la complicità o la capacità di approfittare della situazione da parte di certa politica in mala fede. Guardate questo video. Roba da matti!!! La nostra classe dirigente... Che scenario tristanzuolo.



Lasciamo quindi per un attimo a cotanta intelligenza la crisi finanziaria che si prova a farci credere per passata, spacciando per una strategia sempre valida quella del cieco ottimismo che si nutre di altro ottimismo. L'ottimismo è un ingrediente fantastico in qualunque strategia. Ma ha pur da esserci una strategia per cui mostrare ottimismo!

Su un piano strettamente operativo, per le aziende e i lavoratori autonomi quel che crea i più grossi problemi oggi è la crisi economica (che a livello microeconomico diventa crisi finanziaria in un secondo momento, quando i nostri rubinetti finanziari cominciano a mostrare minore flusso fino alla classica goccia che riesce a rubare molti sonni notturni). Oggi la crisi economica, in particolare, è soprattutto una crisi commerciale: mercati asfittici, clientela (eufemisticamente) prudente, contrazione dei consumi, degli appalti, allungamento dei tempi di pagamento, dipartita finanziaria del cliente, riduzione di commesse, nuove forme di concorrenza, nuove modalità di consumo, nuove geografie della competizione nei nostri mercati. Il tutto aggravato da velocità e imprevedibilità degli scenari mai sperimentate prima.

Bene, quindi cosa fare in una situazione del genere? Come resistere al tifone confidando nel fatto che si tratti di un ciclo congiunturale e non dell'inizio di un periodo d'ombra delle economie europee tout court?  Beh, d'altra parte, come è accaduto (e sta continuando) sotto i nostri occhi un lungo periodo di notte della cultura, con l'azzeramento da parte di tv, politica e industria del consumo di anni di progresso civile e sociale, non vedo perché noi non si possa diventare l'Albania o il Portogallo degli anni a venire. Il Portogallo è stato una potenza coloniale, prima di ridursi a paese di peso marginale in Europa. Lo stesso dicasi per il ruolo delle potenze marinare italiane dopo la scoperta delle Americhe.

Per farla breve, quali strategie adottare?
Vediamo di condividere qualche idea valida anche per il breve periodo:

  • Selezionare la clientela: a nulla serve farsi carico di clienti decotti che non ci pagheranno o che potranno "morirci" strada facendo. Avremo margini incerti ma costi di produzione certissimi.
  • Ridurre i costi fissi: prendere atto di quali costi fissi sono ulteriormente sforbiciabili, trasformando il più possibile i costi fissi in variabili. Investire tempo e risorse in un semplice ma affidabile sistema di controllo di gestione
  • Ristudiare un sistema di gestione e di recupero dei crediti: non vergognarsi di stare col fiato sul collo del cliente moroso, studiare soluzioni nuove con la propria banca o con aziende o professionisti specializzati nel recupero dei crediti (con cui studiare insieme il livello di "brutalità" o "gentilezza" del recupero). E sempre pagando per tali servizi come percentuale sull'incasso realizzato.
  • Gestire in outsourcing quelle attività che possono costituire per noi un intralcio alla gestione più che una vera fonte di reddito, in attesa di tempi migliori, per non uscire da alcuni mercati.
  • Ripensare le nostre reti commerciali e di networking, con l'obiettivo di ottimizzare i costi attraverso la condivisione di alcuni costi e per condividere e aumentare la platea dei clienti, anche geograficamente.